Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978

mancato, forse neppurn congetturato, di una pe11dita assunta immediatamente come una verità « in un lin­ guaggio che ha già tanto parlato», costituiscono un indizio più chiaro, parlano, poiché ne sono l'assenza, un',ennesima caduta, una sottrazione consumata, di quel­ la materia e proliferazione di linguaggio, tra brusio e silenzio, che noi vogliamo considerare. Un secondo dato nell'OI'dine (nella situazione da pro­ durre) della nostra ricerca, un indizio trovato tra gli innumerevoli di questi giorni. Ma è più di un indizio: con qualche segno per quanto è da chiarire e da rico­ struire, porta anche una confidenza, una denuncia. Uno studente, che ha partecipato, nei giorni 10-12 di febbraio, all'occU1pazione della facoltà di sociologia di Trento, dichiara a un giornalista: « Vedi... non è possibile spiegare in poche parole quello che si sente dentro. Anch'io sono una matricola, ho trascorso qui quattro mesi assurdi, immerso in una calma falsa, ho incontrato persone che ti sorridono ma dentro sono lacerate». E dal volantino di quegli occupanti: « Non ci vergogniamo di dire che ciò che è in noi alternativo all'istituzione non è così organico, chiaro e compiuto come il progetto del potere: programmi, didattica e, per dirlo con una parola, l'intera organiz­ zazione politico-culturale nelle università italiane. D'al­ tra parte siamo convinti che il nostro vissuto è più vero e rpiù sofferto delle mistificazioni del potere. Non vogliamo avere niente di preconcetto e definito, vogliamo lasciare il massimo sviluppo all'enerigia che ciascuno di noi ha dentro di sé». Non c'è qui un programma di linguaggio diverso, 81

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