Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978

per ridursi soltanto a una delle varianti del famoso o famigerato ' impegno ' e queste sue parole sono troppo intense perché si limitino ad essere solo comuni parole, per quanto efficaci. O meglio, al di sotto di quel suo dire che si vuole azione, all'interno di esso (e perfino con­ tro), nasce il dire che èl atto poetico, invienzione di forma». Devo sottolineare la rirpetizione di «troppo» (per l'impegno «profondo», per le parole �< intense») e l'idea di un limite da superare per l'«atto poetico», quel «si .limitino» coniUJgato per le parole «comuni», «per quanto efficaci». Oltre questa idea, questo limite che non esclude ma apre il territorio e il codice (enci­ clopedico) della letteratura e del consumo letterario, Zanzotto dispone un'analogia tra questa poesia della fabbrica e la poesia della trincea di Ungaretti. E tutto è attendibile e pacifico, pacifico · (come un premio di produzione?) anche nel contraddire e smentire le di­ chiarazioni dell'autore, che abbiamo appena letto. L'ana­ logia della trincea e della fabbrica, e le molte chiavi che a questa possono annodarsi nell'adibire letture e memorie letterarie, dispiegano, in esecuzioni puntuali, il testo in momenti e motivi, in molte tracce, produ­ cono lettura condiscendente e fruibile, e il profilo e le qualità, inequivocabili, di quel dire che è chiamato « atto poetico», «invenzione di forma». E' con questa disponibilità di lettura, e con la sua propria convinzione, che scelgo nel testo, per un esem­ pio, un'impressione, la poesia sul silenzio operaio - che si veste o si nasconde di parole immagini e scan­ sioni letterarie. 78 Nel vostro silenzio Nelle buche nere dei vostri occhi scorgo infiniti soli infinite sorgenti.

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