Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978
per tutta la persona anco dolersi; e pur per selve oscure e calli obliqui insieme van senza sospetto aversi. Sulla materia tratta da Boiardo, Ariosto ha operato una serie di spostamenti. Angelica non dorme, ma è inseguita da Rinaldo. Ferraù non è solo innamorato di lei, ma anche «cortese» - e quindi indotto comunque a intervenire in difesa della donzella; e si trova di fronte non più Orlando, che rudemente lo invita a la sciargli il campo l:i!bero, ma il ben più sottile Rinaldo, che gli dimostra in primo luogo il danno che lui, Ferraù, avrebbe subito a continuare il duello. Da questi par ziali spostamenti alla vera e propria «rotazione» che la materia subisce con la decisione di Ferraù di trarsi in groppa al rivale («Oh gran bontà de' cavallieri an tiqui!») vi è continuità logica e psicologica. E tuttavia il rovesciamento non è disgiunto da una pausa, un ar r· esto, nella sequenza prevedibile. Al moto di sorpresa segue il sorriso, l'ironia, appunto. Siamo alle primis sime ottave del poema (I, 15-22), ma l'episodio imprime la sua tonalità a tutto quanto potremo leggere in se guito. La « , gionta» all'Innamorato si palesa già qui come una «trasmutazione». Ma veniamo più propriamente al nostro tema, la follia di Orlail!do. Orlando è definito paccio (pazzo) già nel I canto dell'Innamorato (30), si tratta tuttavia della metafora tradizionale della «follia» amorosa, con le sue ben note conseguenze. L'innovazione è comunque audace. Nel codice del ciclo carolingio, Orlando non è soltanto l'eroe guerriero per eccellenza, ma reca anche gli attributi di «saggezza» e di «purezza». Al punto che mentre nella Chanson de Roland Alda la Bella è solo promessa, e si ucciderà dopo la morte del pala dino, nella canzone di gesta Gerart de Viane è già mo glie, ma solo formalmente e invano gli chiede di avere 67
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