Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978

saggio stesso. Ne risulta la « predominanza della fun­ zione del significante» e il « codice delirante» si pre­ senta « composto di messaggi sul codice» (Ecrits, pagg. 539-540). Se si vuole, un anello intermedio della catena a doppio senso (codice delirante - costruzione anali­ tica - testo letterario) lo somministra un passaggio di un altro scritto freudiano, Costruzione nell'analisi, come appoggio a un implicito parallelismo dei discorsi: « Le formazioni deliranti del malato mi sembrano l'equiva­ lente delle costruzioni che noi erigiamo durante i tratta­ menti analitici... ,etc. » (con gli accenni alla « spinta ascensionale del rimosso» nelle allucinazioni e al « brano di verità storica» che vi si contiene). Arr:iviamo pure all'ultima frase del testo maupassan­ tiano, che comunica l'intenzione del protagonista di ucci·dersi, come unica alternativa rimasta: « alors... alors... il va donc falloir que je me tue, moi...». Non vi si l eg ­ gerà, nei ricorsi delle parole, di gruppi di lettere in seno alle parole, di suoni simili, una specie di danza pronominale allucinatoria fra je, moi, tu? Arbitrio di lettore? Ma la « grammatica dell'altro» ha il suo luogo d'apparizione e certificazione, la sua scena appunto nel lettore. Giuliano Gramigna

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