Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978

«quelqu'un», qualcuno che «possiede la mia anima e la dirige»; «qualcuno mi or-dina tutti i gesti, i movi­ menti, i pensieri». 1 «Je ne suis plus rien en moi, rien qu'un s,pectateur». L'io si trova parificato al niente, attraverso l'effetto dell'altro. Fra «je » e «il», «rien» si pone come termine medio di passaggio e di annien­ tamento. Difatti, ecco subito la simmetria dinamica: «Io desidero uscire. Io non posso. Lui non vuole; ed io resto, smarrito, tremante, nella poltrona dove lui mi tiene seduto...». Nell'«il» la scrittura ha toccato il massimo dell'estraneità. L'«il» è l'«autre», signi­ ficante ohe compare proprio nella rpagina seguente. Ma a questo punto è indispensabile una precisazione: «il», « lui», non è appena l'altro personaggio del racconto, il deuteragonista separatosi dal narratore, il suo «dop­ pio» quasi speculare: è il portatore, l'enunciatore del discorso della follia, non solo l'«altro » raccontato ma l'«altro» raccontante. E' ,dunque radicalmente, al po­ sto dell'enunciazione, non solo dell'enunciato, ohe l'io viene sostituito. E' un significante in quanto soggetto che avviene nel luogo di ·un altro significante. Ma ciò che si produce a livello della scrittura ha la sua proie­ zione anche a livello dell'aneddoto narrativo, della fa­ bula, con l'episodio del protagonista che non trova più la propria immagine nello specchio, occupato per un attimo dall'ectoplasma dell'altro - dico, lo specchio, come «formatore della funzione dell'io»! Ecco irrompere, all'ultimo atto, il nome di questo alien, o meglio la sigla, l'ideogramma ohe lo contiene, lo istituisce: è l'Horla, l'erede dell'uomo, colui dhe «deve venire». Horla rimanda irresistibilmente ad Holà, segnale ,d'allarme, voce di avvistamento e di arresto, intimazione della sentinella; gruppo di lettere nel cuore del quale s'è insinuata una erre che richiama, più che l'iniziale di �, revenant » quella di «rodeur », colui o ciò che si aggira all'intorno. Altro rinvio, pensando agli 39