Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978
tuire uno statuto della scrittura della follia. Alla fine si sarà visto soltanto « come funziona» il discorso della follia in quel testo e per quell'autore. Eventuali allarga menti e generalizzazioni potranno essere tentati solo in via assolutamente ipotetica e con larghi margini di dubbio. Qui sarà questione di idioletto. Quanto basta per mettere non le mani avanti, ma qualche tranquillità in chi abbozza una lettura in cui il desiderio con il suo sre golamento ha certo parte preponderante sul rigore. 2. Un'altra breve sosta sulla soglia, per giustificare la scelta del testo e per darne i ,connotati esterni. Il testo prescelto è il racconto, largamente famoso, di Guy de Maupassant, « Le Horla», segnato in calce con la data del , 1886. La scelta è in certo senso occasionale, voglio dire non determinata da un'assoluta necessità. Visto l'ob bligo di fornire qualche cosa relativamente alla fol lia dello scrivere e allo scrivere della follia è venuto a galla, quasi -da sé, il ricordo di una vecchia lettura del- 1'« Horla» e di qualche idea critica o pseudocritica rima stavi aprpicdcata. Può essere che a far precipitare la decisione di mettere a profitto Maupassant abbia con tribuito anche la sua biografia, l'affondamento nella paz zia degli ultimi anni; magari la suggestione di un deli zioso libretto tdi Savinio, �< Marupassant e l'altro». Non è senza significato, del resto, che la presenza « laterale» della follia abbia hanté la narrativa maupas santiana, in apparenza votata alla buona salute. Accanto all'« Horla», a «Chissà?», a «Sull'acqua», a ·« iLui?», si allineano almeno quattro altri racconti in cui l'in contro con la pazzia è dichiarato addirittura nel titolo, con minime ma curiose varianti: �<Razzo», 1« Pazzo?» « Un pazzo?», �< Lettera di un pazzo» (si dà anche un quinto racconto, « La pazza», che però solo esterior mente può v , enire conferito a questo catalogo). Converrà 30
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