Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978

poco compirà cinquecento anni, a far tempo dal 1492, quando Colombo la scoprì. Ebbene, guardate, eccola lì sempre giovane e fresca, proprio come « la fenice (che) muore, e poi rinasce, quando al cinquecentesimo anno appressa». Mentre noi europei (e persino noi francesi, che è tutto dire) continuiamo a farci impastoiare da ideologie vecchie paralizzanti sclerotiche. Ma sì che in Europa siamo tutti vecchi. Facciamo come in America dove sono tutti giovani. Non dico che in queste . diciassette pagine di dialogo fra la Kristeva Pleynet e Sollers non ci siano idee in­ telligenti, acute, interessanti sull'America. Sul tipo di intellettuale che essa produce, sul tipo di ghetto in cui lo rinchiude, sul tipo di psicanalisi che essa pratica o finge di praticare. Ma accade una cosa curiosa. I tre moschettieri di « Tel Quel » dicono - giustamente - che la produzione americana di cultura non è più tanto verbale quanto pittorica, sonora. E poi chiudono gli occhi e le orecchie e l,eggono solo i libri, producono sull'America solo · idee libresche. Lamentano la segrega­ zione dell'intellettuale americano nel ghetto del suo campus universitario, e poi danno l'impressione di aver girato non l'America - con i suoi orrori, le sue volga­ rità, i suoi rancori - ma soltanto i suoi campus, da Boston a Los Angeles, in circolo. E non è una pura impressione. Ohi percorr , e questo loro scambio, adottando il criterio di lettura globale che essi danno per buono, accostando l'orecchio in modo da avvertire anche i suoni subliminari, si rende conto di una qualche enormità. Ecco l'esempio della de Beau­ voir, che andò negli Stati Uniti, lo sanno tutti, al tempo della Guerra fredda, e che « allait cheroher les ouvriers exploités et leur taudis qu'elle avait lu dans un roman. On lui a dit que ça n'existait plus, mais elle ne croyait pas, elle voulait assister, visiter, etc. ». 189

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