Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978

182 conoscenza della realtà, sapere come essa effet­ tivamente è, e... eh sì... anche riconoscenza del godimento: il rinnovato stupore di piacere, co] proposito e la gioia di poter ricambiare il bene­ ficio. Questi sono i due pilastri della pace intima, quella privata. Lasciando il secondo a dopo, e ri­ prendendo quel primo pilastro che è il piacere della conoscenza, o lasciami finire... di porre pa­ role tra noi... Con questa osservazione oggettiva incontestabile: in questa fotografia Lacan si ri­ trae sulla sua destra lasciando vedere l'altro, quello che è dietro alle sue spalle! Guarda. Guarda l'altro che soffre. E sta per urlare e non ne può più. Guardalo l'altro che è affondato nel buio e già patisce la luce. L'altro che guarda dal buio e non sa dove. Guardalo, cerca di riconoscerlo. Dagli un nome! O lui non ha diritto ad un nome? Vedi? Ormai... nonostante il suo gesto bianco e sollecito... ormai è per metà uscito dall'ombra. Non puoi più ignorarlo completamente! E poi, anche se tu non gli dai un nome, anche se lo rigetti nell'anonimato della folla senza numero, egli ha pur sempre un nome che tu conosci. Si chiama popolo, classe, giovane, operaio, casalinga o studentessa, figlio o figlia! Lascio a te la scelta. Guarda bene questa figura d'angoscia nel suo cerchio di luce. Guarda se è uomo o donna! Sce­ gli. Maschio o femmina? Femmina maschio o ma­ schio femmina? Testa o croce... colui che soffre ha pur sempre un nome! E non dirmi che sto suggerendoti di chiamarlo Gesù Cristo, il prisma mutevole. Perché la sto­ ria concreta, quella che la religione ha scritto nei fatti, ci insegna che sentire una dolorosa divi-

RkJQdWJsaXNoZXIy