Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978

Sanctis, o al mentalismo nella critica stilistica di uno Spitzer; comunque sia è intorno a quegli anni '50 che si intraprende una certa investigazione, sia pure in di­ rezioni differenti, come segnalano i nomi di Barthes, Benveniste e Contini. Ci riportiamo a quel momento dato che certe questioni, che allora si presentavano come delle aporie insolubili, oggi possono essere viste su un altro terreno, diciamo un altro campo teorico, e pos­ sono suggerirci un rinnovato interesse. Il riferimento a Lacan funziona da perno intorno a cui si attua questo spostamento di campo teorico. Ma prima di tornare a quest'ultimo vediamo dei passaggi: un articolo di Con­ tini appunto del '50: « La stilistica di Giacomo Devoto». Questo saggio ha il merito di misurare la strettezza della camicia critica divisa fra langue e parole e di registrarne problematicamente il progresso portato dal Devoto con i concetti di « persona linguistica» e « lingua individuale». La stilistica appare comunque al Contini fragilmente accampata, non sulla struttura ma sulla linea avanzata verso la parole, sprovvista cioè delle condizioni richieste per uno sviluppo strutturale. La questione dello stile aggirata da Barthes e con­ dannata in aporie metodologiche insormontabili nella stilistica, appare in una luce diversa in un sag�io di Benveniste del '56: « Osservazioni sulla funzione del lin­ guaggio nella scoperta freudiana». Questo saggio an­ drebbe ripreso interamente, e soprattutto laddove, a par­ tire da Freud, parla di un linguaggio preso nell'area della simbolica inconscia. Nell'area in cui questa sim­ bolica si rivela egli distingue un livello infra e uno sovra-linguistico. Il livello infralinguistico « ha la sua sorgente in una regione più profonda di quella nella quale l'educazione situa il meccanismo linguistico», uti­ lizza dei segni che non si decompongono e che hanno numerose varianti individuali. Il livello sovra-linguistico « utilizza dei segni estremamente condensati che, nel lin- 17