Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978

voleva anche che la fecondazione si facesse con l'inter­ vento di un terzo, quel « caso » che possiamo appunto anche chiamare il grande Altro, e come se l'intervento terzo desse al bambino che poteva nascere una qualità particolare. Si dirà che, in realtà, in questa giovane donna ra­ zionalista vi era un fondo di religione, e si potrebbe anche pensarlo, ma non è necessario per capire il fatto di struttura che l'ha portata in modo spontaneo a in­ vocare l'intervento dell'Altro; perché ciò che ci insegna la struttura è che non c'è relazione duale, relazione a due, tra un uomo e la sua donna, non c'è relazione a due neppure :fra i migliori amici del mondo, non c'è relazione a due nella seduta analitica, nonostante l'evi­ denza realista. Sarebbe facile, ma è forse una digres­ sione un po' prematura, dimostrare che tutta la psico­ logia, sia che si tratti di psicologia behaviorista, sia che si tratti di terapia del comportamento postula sempn:. una -relazione a due, una relazione del soggetto con il suo mondo. In realtà vi sono casi eccezionali, rari, in cui incontriamo questa relazione a due. La incontriamo nel mistico che fa di questa relazione duale un ideale. La incontriamo in patologia, nella ,psicosi passionale. La incontriamo anche in quel caso tutto particolare che si chiama tossicomania. Se Lacan osserva che per il fatto della struttura la relazione tra due esseri passa sempre almeno aura­ verso quel terzo che è l'Altro, si dirà allora che c'è in Lacan un'ispirazione religiosa? E' difficile da dire in quanto per Lacan, l'Altro, il grande Altro precisa­ mente, anche se noi che parliamo gli assegniamo inevi­ tabilmente un posto, per Lacan, il grande Altro non esìste. In che modo tuttavia lo facciamo esistere? Prenderò qualche esempio clinico. L'isterica ad esempio. Cosa domanda l'isterica? Si 157

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