Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978

quanto riguarda la cura analitica del bambino, lo scopo non consisterebbe nel portare il bambino fino a que­ sto termine, dato che si pone piuttosto in questo caso la questione del rapporto del bambino con la dipen­ denza in cui si trova rispetto ai genitori. Ancora una vdlta il bambino, in quanto soggetto, è preso in un di­ scorso che non è il suo, è parlato prima di avere la parola e il suo discorso risponde a un altro discorso. A -questo punto vorrei parlare un po' dell'economia «eretica» nel senso R SI (Reale, Simbolico, Immagina rio) del bambino, nella misura in cui, secondo me, la clinica può fare '11 seguente rilievo: proprio a partire dal legame privilegiato del bambino con il reale e il sim­ bolico l'adulto, dimentico e sufficiente, suppone la vita immaginaria del piccino. Sono sempre stato colpito dalla spiccata attitudine degli insegnanti, degli educatori di bambini molto piccoli, a lavorare con l'immaginario del bambino, come se il sogno, la favola, il gioco costi­ tuissero l'universo specifico del bambino. La pratica dell'analisi tenderebbe a mostrare piuttosto che si tratta di un immaginario proiettato dall'adulto e che le cate­ gorie con ,cui il bambino ha direttamente a che fare sono forse in misura molto maggiore il reale e il sim­ bolico, affrontate in ogni caso molto più immediata­ mente di quanto non avvenga nell'adulto. Ho già indi­ cato le rappresentazioni della nascita, delle malattie e della crescita del corpo per quanto riguarda l'incontro con il reale. Quanto al simbolico, direi che il bambino ha un'esperienza inaugurale estremamente importante che segna per lui l'inizio di qualcosa di fondamentale. E' l'atto con cui viene inscritto sul registro di stato civile ,quando un altro, generalmente il padre, va a di­ chiarare la sua nascita. ,Se mai ne'lla vita di un essere umano si dà incontro con il simbolico, esso avviene di sicuro in questo momento di nominazione. L'acquisì- 152

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