Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978

Aggiungerei che la nostra schematizzazione intorno al corpo, al sapere e al desiderio come punti di riferi­ mento nell'esperienza psicoanalitica non ci allontana dalla clinica psicoanalitica del bambino. Non è diffi­ cile passare da questi registri ai sintomi che inducono alla consultazione: somatizzazioni di ·vario tipo, diffi­ coltà scolari in rapporto con la resistenza al sapere di cui parlavo prima; quanto alle metamorfosi del desi­ derio, è noto che esse sono al centro di ogni nevrosi e della psicosi. Ma dopo questa semplificazione, otte­ nuta separando corpo, ,sapere e desiderio, più o meno esplicitamente collegati con le categorie del reale, del­ l'immaginario e del simbolico, devo ricordare che que­ ste tre categorie sono annodate insieme, in altri ter­ mini, che nessuna di esse è indipendente dalle altre L'analista presume che il desiderio s'inscri,va in una contingenza corporea nello stesso tempo in cui si ,so­ stiene a partire da una parola rivolta all'altro, da una domanda posta al sapere dell'altro. Era importante sot­ tolinearlo perché non 1 si avesse, da un'esposizione di­ dattica, l'impressione di assistere a una presunta dis­ sezione dell'apparato psichico infantile. Com'è noto, la psicoanalisi ha fama di farsi su un divano, e sicuramente non è superfluo notare che con un bambino questo non ,succede. Un bambino, non lo si fa sdraiare. n materiale analitico passa attraverso forme diverse da quelle del discorso associativo. In­ fatti, esso s'inscrive nel movimento del gioco, nel gra­ fismo dei disegni o nelle evocazioni di ciò che viene modellato. Diremo che l'importante è che s'inscriva. Gli scritti clinici di Freud, le Cinque Psicoanalisi . ci illuminano relativamente poco sulla clinica psicoana­ litica; sono pubblicati per sostenere, al momento op­ portuno, di volta in volta un momento dell'elaborazione teorica. Eccetto, forse, il Piccolo Hans, appunto, o il 144

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