Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978

frequente, molto più di quanto si pensi. Ogni medico quasi credo che �bbia nel suo cassetto qualche scrit­ tura evasiva. In altri termini: di c10 che ne è del rapporto me.dico/malato non 'Se ne può scrivere nulla, proprio per­ ché fa congettura per cui il malato suppone un sapere al medico, viene da quest'ultiimo :sistematicamente mi­ sconosciuta. Dato che egli è colui che sa le ' « cause na­ turali» della malattia. Credo che appunto la direzione che può prendere questa questione, e in parte il'accennava Y.irginia Pinzi -Ghisi, è di collocare rispetto a questo due: il foLle e la scrittura, il posto che ha i,l sapere. In particolare non è per niente secondo me che la lettura deH'opera di Schreber può aprirsi, 1Si è aperta per Freud e .poi per Lacan, ha dato accesso a quakosa .della :struttura che vi funziona iin questa ,scrittura; mentre la lettura che io personalmente ho fatto di Kraepelin non apre alcun .accesso ;possibile a una struttura dei casi di cui Krae­ pelin parla nel suo trattato. La 'scrittura di Kraepelin -è strettamente, direi, visivamente metonimica. E a pro­ posito di qruesto mi ha colpito il termine nuovo che Kraepelin ha introdotto in psichiatria, quello che noi traduciamo: paranoico, paranoia. Esso suona nel -suo trattato come «spostamento»: il termine che usa in tedesco è V erschiebung. Concezione della paranoia che : si ritrova nel nostro lingua,ggio corrente, vo1gare quando si dice che un tale è spostato. Sarebbe molto interes· sante studiare la nosografia spontanea: si usano dei termini molto precisi e molto azzeccati come questo. Una .scrittura rigidamente metonimica fondata solo ·su ,spostamenti continui: non c'è possibile accesso alfa metafora nello ·scritto di Kra e pelin, accesso che, almeno in una lettura 'Seconda, è invece reso possibile neLlo scritto di Schreber. Era questa l'or�entazione che volevo <lare a questo dibattito ponendo a mia volta questo 139

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