Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978

Ruggiero sfuggirle, la differenza ripetersi, il senso spo­ starsi, è la stessa impresa che ritorna: Così, ma non per sé, l'ape rinuova il mèle ogni anno e mai non lo possède. (:�LIV, 45) Ed è forse è davvero questa l'impresa dell'Ariosto e questa la follia del suo scrivere. Antonio Prete ,(La follia, critica del moderno) Io volevo in modo frammentario, come conviene fare quando si parla della scrittura, semplicemente ripren­ dere alcune cose e appunto dire alcune osservazioni che man mano ascoltando mi venivano in mente. E partendo proprio da quel verso che Spinella ricordava dall'Ario­ sto, e lo ricordava con una sottolineatura: « Oh gran bontà de cavallieri antiqui». E cioè la scrittura come follia si costituisce proprio quando la memoria della cavalleria è una memo, ria di qualcosa che è stato: la cavalleria che è morta. E Spinella ricordava anche le lezioni di estetica di Hegel che proprio sulle annota­ zioni sulla morte della cavalleria cominciano a costi­ tuire l'origine del romanzesco moderno. « Oh gran bon­ tà de cavallieri antiqui», cioè quando la caval,leria come sistema dell'onore, della fedeltà e dell'amore è morta, e cioè è morta nella prosa del mondo, nel moderno, nel civile neHo scambio, nella «ratio», è morta nella corte che si circonda di figure per mascherare il po­ tere, anche di figure come il teatro nella corte; allora in questa caduta della cavalleria nel moderno, nella prosa del mondo, nel civile, nel razionale, nel potere 133

RkJQdWJsaXNoZXIy