Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978
tr'otto. Chi potrebbe tollerare che si sapesse che un certo segmento dell'organizzazione «difensiva» americana, in associazione ad un certo segmento dell'organizzazione «difensiva» s o vietica ha pensato ad un certo momento di far saltare il mondo per aria? La storia che vi ho raccontato è tanto vera ohe non vi posso portare le prove della sua verità. La legittima zione del raccontare si è spostata - di 180 (e forse più) gradi. La legittimazione del mio raccontare sta nel fatto stesso che non posso documentariamente legittimarlo. La prova della verità delle cose che racconto è nel fatto che non posso provarne la verità. E' un sofisma, un paradosso, un espediente narrativo? Vediamo un po'. Abbiamo saputo - qualche settimana fa - che eravamo vissuti senza saperlo per un certo numero di giorni - in pieno pericolo atomico. Senza saperlo, perohé è tipico della situazione di pericolo ato mico, che quando c'è non si debba sapere che c'è. Altri menti si avrebbero fenomeni di panico a petto dei quali il panico descritto da Don Siegel venti e pas'Sa anni fa nell'« Invasione degli ultm:corpi», sarebbe uno scherzo. Ancora. Sempre qualche settimana fa, abbiamo letto le dichiarazioni di Haldermann: io affermo che c'è stato un momento in cui Russia e America si erano messe d'ac cordo per scatenare una guerra nucleare contro la Cina. I governi implicati naturalmente smentiscono. Ma come potrebbero non smentire? Chi volete che ci tenga oggi a far sapere che aveva segretamente pensato - sia pure soltanto per il nostro bene, si capisce - a scatenare un conflitto atomico sulla Cina? La prova deLle cose che Haldermann dice è nel fatto che non può provarlo. Allo stesso modo io potrei divertirmi ad allarmarvi: l'altro giorno abbiamo attraversato una situazione di allarme atomico segreto. La prova? La prova è nel fatto che non posso provarlo. La legittimazione del raccontare si è spostata paradossalmente, fuori di ogni ambito 128
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