Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978
Ci sono invece alcuni punti intorno ai quali l'impla cabile e accuratissima finzione di una meditazione nuda si mostra aperta, bucata. Chiusa in breve parentesi da Derrida è! una frase: « benché Descartes non affronti il problema del suo proprio linguaggio». Non è una cosa minima, per chi intende riverificar,e tutto partendo dal nulla. Eppure, gli accenni rari di Cartesio al linguaggio e ai suoi problemi, son quasi ridicoli, sbrigativi, assurdi. (Ecco una replica a Gassendi su un'oscurità presunta che deriverebbe dall'equivoco insito nella parola'anima ': « Dirò solo che i . nomi sono stati di solito imposti da persone ignoranti, il che li rende non sempre convenienti e adatti alle cose che si gn ificano; pure, una volta che siano ricevuti, non siamo liberi di cambiarli, ma possiamo solo correggere i loro significati quando vediamo che son poco capiti. ») 5 • La mancanza si potrebbe non avvertire, visto che poi tanti non l'hanno avvertita, se non fosse che la costri zione a un linguaggio non puro e non metafisico, nelle più metafisiche delle meditazioni, apre un buco entro cui passano pochissimi nomi non subito distrutti nel loro 'significato ' dal vaglio del dubbio, due nomi soli anzi: la follia appunto, ,e dio. L'uno e l'altro arrivano da una tradizione o da una Legge, superando il rigido propon1mento di non appellarsi al passato o a concetti non verificati prima d'esser messi in uso. Questi due termini, uno sì subito tralasciato, l'altro cane sciolto a farsi garantire dal Cogito e viceversa (cfr. Cassirer), istituiscono, in r.elazione all'intera costellazione 'dimen ticata ' che è il linguaggio, un cirouito in cui sapere, verità, certezza, vengono sballottati in giro di valzer; un due tre, il sapere - del linguaggio -, la certezza - di Dio legato al Cogito -, la verità - della follia o di ciò · che è posto 'per decreto ' - (ma poi, anche altri giri altre coppie...). In questo buco -che è il linguaggio 114
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy