Il piccolo Hans - anno V - n. 17 - gennaio-marzo 1978

si odia e ci si ama, e in cui ciascuna delle entità parti­ colari si trova relegata al rango di dialetto. Il costituirsi di questa batteria simbolica deve essere riferito alle categorie linguistiche individuate da Chom­ sky, quelle della esecuzione e della competenza, che in pratica coincidono con quelle della parola e del linguag­ gio. Tanto il gruppo quanto l'individuo che attuano la vendetta, hanno bisogno di avere la competenza di que­ sto linguaggio, cioè un sapere su cosa si deve fare in tale o talaltra occasione, come su ciò che non si deve fare per non correre il rischio di escludersi dalle impli­ cite regole del gioco. Ed è anche un'esecuzione che si trova realizzata in ogni atto di vendetta, poiché questo è una parola che costituisce sempre più o meno una giurisprude11za, in quanto sempre suscettibile di intro­ durre qualche novità nel codice, se non addirittura una reinte!'pretazione di tutto il codice per il .fatto della sua invenzione. Per lo meno colui che ha effettuato il suo atto ven­ dicatore viene a trovarsi singolarizzato, ne . trae gloria se l'atto è riuscito, o vergogna se ha reso impossibile la continuazione del modo di scambio. Perlomeno la ven­ detta rappresenta uno svelamento di colui che si vendica agli occhi dell'avversario. In certi casi, che sono però estremi, è tutto il codice che può venirne rovesciato. Offrire l'altra guancia quando si è stati schiaffeggiati, significa capovolgere le regole dello scambio delle in­ giurie, invitare l'altro a rivaleggiare nel perdono delle ingiurie, così come il «potlach » capovolge le regole del­ lo scambio dei beni e impone all'altro di aumentare la quantità dei doni. In questo rovesciamento che scon­ figge il gioco della ritorsione, porta l'altro sul proprio terreno e impone una nuova regola di gioco, non c'è, è evidente, meno aggressività. L'esecuzione, che ogni atto di vendetta, costituisce fa del suo autore un «uomo», insieme eroe, (hèros) con il prestigio immaginario che 35