Il piccolo Hans - anno V - n. 17 - gennaio-marzo 1978
cie che assume La donna se è vero che le donne sono tutte puttane. .Dio èi La donna e La donna non esiste, se non come una e le donne, mai «tutta», paradossi lacaniani che possono scandalizzare solo a dimenticare il contributo di Freud sulla «più comune degradazione della vita amorosa» (1912) al quale Lacan assegna di gnità di teoria. E -sottrae cosi il mito de La donna al confino nel campo dell'arte dove è rimasto finora relegato (e dif ferenza del mito dell'Uomo che da tempo è stato sot toposto alla critica dell'ideologia) riportando in ambito strutturale le donne scomparse da1le fabbriche, cancel larte nell'economico, e visibili solo negli éclats delle ma nifestazioni fomministe. Vien da pensare quindi che ciò che risulta insop portabile a un certo lettore di Freud chiuso all'espe rienza psicoanalitica, ·èl proprio quella radicale proble maticità della sessualità umana che Lacan enuncia col famoso e controverso «non esiste rapporto sessuale» e che a negarla si arriva agli esiti discriminatori e or topedici di un «codice» di normalizzazione, non solo sessuale, come quello proposto da F. Fornari (Genita lità e cultura, Feltrinelli 1975, Simbolo e codice, stesso editore 1976), esiti di cui peraltro ReHa, nell'articolo ricordato, si mostra avvertito. Ma è su una nota positiva che vorrei concludere perché mi sembra di poter dire che la coraggiosa re visione critica operata da J.ervis delle illusioni ideali stiche contenute nel progetto, sia antipsichiatrico che fenomenologico, di disalienazione universale (da perse guirsi eventualmente attraverso la «grande rivolta», dei folli e no), e la acuta ricognizione di Rella nel campo della destrutturazione selvaggia come in quello della ristrutturazione chiesastica o istituzionale, contengano 26
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