Il piccolo Hans - anno V - n. 17 - gennaio-marzo 1978
detto tutto e poter sempre parlare, nel linguaggio del l'incertezza, magari cominciando da altri testi freudiani) conduce le sue costruzioni nella potenza significativa dei testi, in quella produttività linguistica che, come scrive Rey, consiste «nel legare e al tempo stesso slegare gli equivalenti simbolici», nel «produrre e annullare» si multaneamente un senso, nel «mostrare» e insieme «cancellare» il proprio lavoro, nel «designare» il pro prio quadro costhutivo con la «prospettiva di distrug gerlo» 30 • La lettura della Coscienza di Zeno _:_ per altre pro ve - non fa che aggredire un limite se, in ordine all'ac certamento di una «condizione del testo», si trattiene a svelare e svolgere il «progetto sveviano», in cui la psicoanalisi sarebbe «programmaticamente inscritta». Eduardo Saccone nel privilegiare la psicoanalisi come «metodo interpretativo» consuma il suo Commento a e< Zeno » 31 su questo limite ogni volta che il riconosci mento del progetto, questo motivo indispensabile del sistema e del lavoro, diviene la misura stessa dell'in terpretazione. Ma il Commento si prova spesso in una versione meno tematica del « 1sovvertimento epistemo logico provocato dalla scoperta freudiana», tentando il potere del testo in molti elementi simbolici - gli ele menti di cui parla Grey - che ne lavorano la semantica e la sintassi. La posizione di Saccone può trarre proprio dall'evidenza del limite e dell'azzardo motivi e compe tenza di costruzioni nella «possibilità» linguistica della Coscienza. Franco Petroni 32 distingue questa posizione accanto a quella di Cesare Musatti - una vicinanza per confronto o contrasto tematico, direi. Musatti tiene ver,so La coscienza di Zeno una posizione che richiama quella di Freud per la Gradiva, senza però quell'istiga zione alla paternità - a riscrivere il romanzo -, che 192
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