Il piccolo Hans - anno V - n. 17 - gennaio-marzo 1978

« disciplinamento e controllo della vita umana». Ma nel campo oosì mosso e aperto mi basta cogliere, per la mia « micrologia » 6 non più che occasionale, qualche linea che emerga da riflessioni sul linguaggio: le frasi iche diciamo, come ci pronunciamo sull'incertezza e il disordine, anche sull'uso pregiudicato della comunica­ zione 7 • In questa materia l'accusa che ,si muove a Lacan pro­ duce la fi gur a di una manifestazione del Verbo: il lin­ guaggio emerge, « in quanto linguaggio dell'essere», e si manifesta « in una sorta di epifania improvvisa e abba­ gliante, in cui il soggetto (della parola, del Logos) " av­ viene" nella sua "verità" » 8 • E' J'accusa, ribadita, d'a­ vere << di fatto » restaurato l'analisi in « un'ermeneutica di tipo idealistico », in ritualità e attesa del « gesto che prepara favvento della Verità », del gesto che la « di­ scopre », e d'aver in tal modo negato la pratica freu­ diana, « in quanto processo conoscitivo critico e con­ traddittorio» che pone in discussione, nell'incertezza del proprio linguaggio, « se stesso e il proprio oggetto » col linguaggio della scienza e della filosofia 9 • Se rileggo l'accusa nella circostanza e morfologia delle ricerche e delle enunciazioni sul linguaggio, _mi convinco che è del tutto insostenibile: niente di più lontano della ricerca lacaniana (teoria tecnica lavoro) sul significante da principi e allestimenti d'epifanie; niente di meno adattabile alla rivelazione, a quel gesto, a quell'ermeneutica, cui invece ben si adatta la lettera di un idealismo logocentrico. Discorda e s'allontana da ogni avvento e « luce abbagliante » il discorso di Lacan sulla verità, quando questo discorso è disciplina, espe­ rienza, morfologia (come dicevo) della ricerca; in que­ ste frasi, per esempio: « Il sintomo lo si interpreta ,solo nell'ordine del significante. E il significante ha senso solo nella sua relazione con un altro significante. E' jY , 186

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