Il piccolo Hans - anno V - n. 17 - gennaio-marzo 1978

Allineiamo le sparse osservazioni: eccessività « ro­ mantica» delle effusioni d'amore; costruzione di uno scenario altrettanto romantico; utilizzazione di metafore in simmetrica corrispondenza con tale scenario; inclu­ sione di particolari ai fini di produrre un effetto di veri­ tà; e, allo stesso fine, insistenza sulle determinazioni spaziali e temporali. Lenin si sforza, con tutti questi mezzi (e una conoscenza approfondita della lingua russa potrebbe quasi certamente metterne in luce degli altri) di c:r�edere nella realtà del proprio «dramma». Già da tempo - entro di sé - ha «ucciso» Plekhanov in quanto padre, e si è sostituito a lui. Ha bisogno tuttavia di una rassicurazione: che la colpevolezza sia da attri­ buirsi a Plekhanov: che il padre saggio e benevolo, si dimostri autoritario («il desiderio di G.V. di dominare incontrastato si era manifestato scopertamente»), falso («per me questa era stata una cruda manifestazione di insincerità»), «ingiurioso_», o addirittura ripugnante, (sottolineato nel testo). A questo punto: «l'ideale era stato infranto, e noi lo calpestavamo con voluttà, come un idolo abbattuto». 8. Sul « realismo » di Lenin Abbattuto - al livello della piena consapevolezza e con l'ausilio di tutte le buone ragioni possibili - «l'ido­ lo», Lenin si comporta di conseguenza, e ritiene di avere esorcizzato per sempre non «l'idolo», ma il reale Ple­ khanov. Detta e fa accettare le proprie condizioni per l'Iskra, riesce ad avere dalla sua parte « il vecchio» sino al II Congresso del Partito Operaio Socialdemocratico Russo (1903). Ma non oltre. All'indomani del congresso Plekhanov si allea con gli avversari minoritari («men­ scevichi») di Lenin, e, di fatto, gli sottrae l'Iskra, dove pubblica, tra l'alt:r:o, un durissimo attacco teorico con- 182

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