Il piccolo Hans - anno V - n. 17 - gennaio-marzo 1978
« Temo persino - diceva Arseniev la sera prima - temo davvero, e seriamente che (Vera Zasulic') si tolga la vita...»; « Era come se gravasse su di noi una qualche maledizione! ». E lo scenario romantico, la notte oscu ra, i lampi, il temporale, la maledizione, il funerale, il suicidio porta con sé le metafore: « quand'ecco s'era levato improvvisamente un turbine ed era stata la fine» « camminavamo come a un funerale»; « l'atmosfera pe sante si era tramutata in tempesta»; ·«a denti stretti e con un terribile freddo nel cuore»; « se ne rimase in silenzio, più scuro di una nube». 4. Un sogno? « E' mai possibile che ,questo non sia un brutto so gno, ma la realtà?» si chiede Lenin quando 'scopre ' che « una stima ,e un rispetto così sinceri, una simile vénération » - anzi, come si è visto, un amore - si sono tramutati, nel giro di un giorno, in « animosità» anzi in «qualcosa del genere di una rottura di relazioni». Come in un sogno tutta una serie di particolari ap paiono come «fissati»: « l'avevamo accompagnato al battello»; « Viene ad aprirmi G.V. [Plekhanov], mi dà la mano con un sorriso alquanto strano»; «Non appe na scesi dal battello, restammo soli...»; « Ci ritirammo infine nelle nostre stanze e ci coricammo»; «Dopo esser mi lavato e vestito, entro da Arseniev che si sta la vando»; «Uscimmo, pranzammo e spedimmo lettere in Germania»; «Ritorniamo dentro la stanza e ci sediamo». In un testo narrativo sappiamo che questi particolari minuti, «realistici», mirano ad attribuire agli eventi narrati, alla «finzione», un segno di verità, a far « par tecipare» il lettore, a catturarne lo sguardo. Anche le indicazioni spaziali, che ritroviamo pun tualmente (il battello già ricordato, il bosco, il villag- 179
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