Il piccolo Hans - anno V - n. 17 - gennaio-marzo 1978

getto del desiderio di Lenin. E ora: «Addio rivista! Ab­ bandoniamo tutto e partiamo per la Russia; là orga­ nizzeremo la cosa da capo e ci limiteremo al giornale». E Plekhanov? Plekhanov, considerato allora il «pa­ dre» -del marxismo russo, quale funzione doveva svol­ gere? Di padre, sì, ma di padre putativo, «ideologico». «In passato avevamo sempre pensato: i redattori sare­ mo noi, e loro saranno i coadiutori più vicini. Io avevo proposto che venisse presa una decisione formale in questo senso fin dall'inizio {quando eravamo ancora in Russia); Arseniev · aveva invece proposto di rinunciare ad una decisione formale, ma di agire piuttosto «con le buone» (ciò che avrebbe portato, diceva, allo stesso risultato): io avevo consentito. Ambedue eravamo d'ac­ cordo che redattori dovessimo essere noi, sia perché i ' vecchi ' sono estremamente insofferenti, sia perché non avrebbero potuto svolgere accuratamente il pesante la­ voro minuto della redazione: solo queste considerazioni erano state decise per noi; quanto alla loro guida ideo­ logica, noi la riconoscevamo ben volentieri». I pretesti - «sono estremamente insofferenti», «non avrebbero potuto svolgere accuratamente il pesante la­ voro minuto della redazione « - appaiono piuttosto fra­ gili. Ma la parola · «vecchi», sia pure posta tra virgo­ lette (ma più avanti, nello stesso testo saranno i vecchi tout court) dice molto di più; e dice di più anche il «loro» che allontana e sfuma la persona di Plekhanov, interlocutore ideale e reale di tutto il progetto di Lenin. I vecchi, dunque. Plekhanov, nel 1900, ha quaranta­ quattro anni, Lenin trenta. In un punto, ma in un punto solo del testo, Lenin sembra accorgersene: parla di sé e dei suoi amici come di «fratelli minori», o almeno del desiderio di venir considerati e trattati come tali da «un compagno anziano». Il riferimento è tuttavia am­ biguo e polivalente: nel partito, si sa, si è tutti fratelli; un fratello maggiore può anche fare proprio da padre 177

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