Il piccolo Hans - anno V - n. 17 - gennaio-marzo 1978

nell'utopia (J. Brodskij, in M. Cucchi, «Unità», 17 dic.). Il soggetto disinveste il sociale, la crisi si radjcalizza come rigetto dell'apparato e dell'organizzazione, dietro le sta il gulag, davanti il «cretinismo» della teoria. Cecità e C!'etinismo nel pensiero occidentale si fondano per Glucksmann in quel suo far.si totalità che è la teo­ ria - che non è solo la posizione opposta a quella di Althusser, ma è anche il casello d'accesso alle auto­ strade del rivoluzionario ridente e liberato -; ha certo ragione Filippini di dire («La Repubblica», 10 nov.) Ghe quando · si ha finito di smontare le categorie del C!'etì:nismo resta ancora un problema: il gulag. Abbiamo ragione di non sperare più niente dal mar­ xismo, scrive Sollers («Le Monde», 12 nov.), l'impor­ tante èJ rifiutare radicalmente quella sorta di «stalini- . smo adatto» che si opera nel PCF e PCI, quelle te­ cniche del potere che si allineano sempre .çon i nemici del pensiero critico. Questi discorsi del dissenso non esitano ad andare a una rottura che rispolvera il ro­ vescio di ciò che rifiutano. Ma soprattutto sono affa­ scina:ti dalla semplificazione, una rettificazione che do­ vrebbe garantir 1 e che non si è più ciechi. La «densità» della politica si appiattisce in formule che vanno dal­ l'individualismo all'anarchismo, la prassi nella storia non è mantenuta neppure come virtualità. Eppure qualcosa non va fra questa prassi - le sue contraddizioni e le sue detrminazioni in una struttura data - e il discorso politico se proprio dove - nel«l'Unità» ad esempio - dovrebbe funzionare e ag­ gregare, finisce invece per irrigidirsi intorno alla sua tensione conativa. Il modo del suo porgere risulta fis­ sato in una vernice che la persuasione politica ripro­ pone con grande sollecitudine. Il disorso si lascia alle spaHe gli inceppi della prassi, la sua densità, per es­ sere continua riaffermazione del progetto. Una torsione sembra svuotare l'atto locutorio del discorso in favore 142

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