Il piccolo Hans - IV - n. 16 - ottobre-dicembre 1977

10 la vita, altro mai nulla; e fango è il mondo. 11 T'acqueta ornai. Dispera 12 l'ultima volta. Al gener nostro il fato 13 non donò che il morire. Ornai disprezza 14 te, la natura, il brutto 15 poter che, ascoso, a comun danno impera, 16 e l'infinita vanità del tutto. Credo che il prevalere della paratassi, con frasi mol­ to brevi, la frequenza abnorme in così pochi versi del- 1'enjambement che si fa addirittura vistoso nel quart'ul­ timo verso (disprezza / te) possano venire letti sup­ plementarmente come il calco visibile, rovesciato, di una cavità dove qualche cosa è venuta meno e tuttavia si fa sentire. Niel momento in cui l'esistente acquist� tale pressione da invadere e sopraffare la «retorica» del discorso d'amore (il quale è appunto né più né meno che retorica ossia regola del dire, come si cercò di di­ mostrare); in quel momento, in certo modo, il discorso amoroso scompare: le sue figure, che regolavano i fan­ tasmi della passione amorosa, esplodono come conte­ nitori non più adeguati. · Il «parlare amore» non si inserisce · più a «comporre» fra pulsioni e immaginario. Ma forse questa afanisi del discorso amoroso è sempli­ cemente un'illusione semiologica: supponendo appunto che essere presente per mancanza sia alla fine una for­ ma della sua istituzionale tautologia. Così, anche il te­ sto leopardiano può portare la sua pezza d'appoggio, per contrasto. 8 - L'ottava tesina conclude provvisoriamente sul pretesto di Leopardi. Nelle carte napoletane, come ognu­ no sa, si trovano appunti o «argomenti di elegie», dove il ventenne registrava insieme formule possibili di poe­ sia ed effusioni affettive; e con sindrome significativa, vi usava translitterazioni servendosi dell'alfabeto greco 95

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