Il piccolo Hans - IV - n. 16 - ottobre-dicembre 1977
in qualche modo il desiderio, e dove s'indirizzi. Così ci si trova ricondotti all'immagine del fallo, come « mar que òù la part du logos se conjoint à l'avènement du désir» 9 • Dietro la lettura di testi poetici si potrebbe proficuamente presupporre qualche pagina freudiana del la Psicologia della vita amorosa. 7 - In una annotazione dello Zibaldone (I, 224), Leo pardi distingue Petrarca dagli altri poeti d'amore in ciò che « egli versa il suo cuore e gli altri l'anatomiz zano (anche i più eccellenti) ed egli lo fa parlare e gli altri ne parlano». Certo, nel contesto leopardiano quel « lo fa parlare» ha un senso ben preciso e limitato; ma un abuso dello spirito giova qualche volta alla let tera: allora il « lo fa parlare» diventa quasi discorso che parla (dice) il discorso. Con Leopardi del resto si assiste a un fenomeno eloquente: i due livelli di signi ficato hanno lasciato sussistere un solo livello, il livello della pura intensità d'esistenza. Il discorso che è la pro pria .epifania, che dice il proprio modo d'essere, non è naturalmente scomparso, s'è rifugiato nei vuoti della tessitura verbale, è un manque che segnalano, parados salmente ma non poi tanto, gli interstizi della locuzione. In questo senso, niente spiega meglio, forse, il martel lato della tarda produzione leopardiana: per esempio « A se stesso». 1 Or poserai per sempre, 2 stanco mio cor. Perì l'inganno estremo, 3 ch'io eterno mi credei. Perì. Ben · sento, 4 in noi di cari inganni, 5 non che la speme, il desiderio è spento. 6 Posa per sempre. Assai 7 palpitasti. Non val cosa nessuna 8 i moti tuoi, né di sospiri è degna 9 la terra. Amaro e noia 94
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