Il piccolo Hans - IV - n. 16 - ottobre-dicembre 1977

fetto mirato sarebbe di indurre il lettore a recepire il testo come insieme di istituzioni che regolano l'emissio­ ne del discorso amoroso (insomma qualcosa come « in­ stitutiones rhetoricae»�. Qui si potrebbe ricorrere alla nozione di « significato non naturale» di Grice, che J.R. Searle riporta tuttavia criticandola 6 • Quale è l'intenzio­ ne ossia il significato del discorso d'amore? di dare in atto, di là da ciò che appare il mero referto di una si­ tuazione sentfmentale, il codice del parlare amore. S'in­ tende che usando il termine « codice» non penso a quelle che possono essere le specifiche convenzioni gram­ maticali, letterarie, ideologiche etc. di un'epoca, né ai modi tipici di una scuola o società intellettuale (sia dolce stil novo o petrarchismo o romanticismo), ma allo schema profondo, alla catena significante che struttura il rapporto del soggetto con le sue pulsioni. L'amante parla il discorso amoroso - si noti: parla il, non parla nel; dice, supponiamo: io amo, sono disperato, « ardo et son un ghiaccio», enunciati con i quali tuttavia non descrive non rappresenta o comunque comunica uno stato, una vicenda, una psicologia; ma attualizza, in questa sequenza presente, dei significanti attraverso i quali il discorso vive la realtà autentica dell'amore, o almeno quella che resta possibile al soggetto parlante. Insomma, organizza dei paradigmi espressivi. Ecco, in questa lettura paradigmatica e non drammatica né psi­ cologica (semmai: metapsicologica), un sonetto petrar­ chesco, il CXU: se ne dà solo un excerptus: 5 Qui tutta humile, et qui la vidi altera, 6 or aspra, or piana, or dispietata, or pia; 7 or vestirsi honestate, or leggiadria, 8 or mansueta, or disdegnosa et fera. 9 Qui cantò dolcemente, et qui s'assise; 10 qui si rivolse, et qui rattenne il passo; 88

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