Il piccolo Hans - IV - n. 16 - ottobre-dicembre 1977

Così parla Iamore Il ben noto «rameau de Salzbourg» che in Stendhal rappresenta il fenomeno della cristallizzazione dell'amo­ re · , è suscettibile d'impiego non univoco. Messo ancora spoglio in una miniera di sale, riappare fiorito di cri­ stalli; insomma, ha gemmato su se stesso. Tale figura, si adatta benissimo a indicare il processo dell'immagi­ nario, posto che, almeno nelle intenzioni stendhaliane, la cristallizzazione sia qualche cosa di d i ve ' rs o dall'im­ maginario. Ma di passo in passo, 1a fragile - sotto ogni riguardo - metafora del ramoscello può applicarsi anche al discorso d'amore, alle sue modalità di produ­ zione, alla sua essenza. Roland Barthes ha riaperto di recente, abbastanza polemicamente 1 , l'anatomia del di­ scorso amoroso, abbozzandone una sistemazione non convenzionale. L'attributo «amoureux» che è sul suo frontespizio, non sfugge all'ambiguità, che tuttavia il testo, nel suo complesso, dissipa. «Amoroso» non de­ finisce un discorso sull'amore e nemmeno dell'amore, ma d'amore: tanto scrupolo preposizionale ha in effetti conseguenze macroscopiche. Parlare sull'amore o dell'a­ more implica l'identificazione di un oggetto, verso il quale si dirige, venendone qualificato, il desiderio di quel «parlare». Ora, qual èJ l'oggetto reale del discorso amoroso, il suo referente autentico? Si può dire che 80

RkJQdWJsaXNoZXIy