Il piccolo Hans - IV - n. 16 - ottobre-dicembre 1977

rente mistica cortese di cui Arnaut è l'ultimo esponente. Anche, è forse per riparare questa colpa davanti al padre, che Dante è pregato dall'anima penitente di Gui­ nizelli d'intervenire a suo favore. Guinizelli gli chiede di recitare un Pater noster quando arriverà al termine del suo viaggio (Purg., XXVI, 127-130). Cosa strana, giunto a destinazione, Dante non reci­ terà il Pater noster richiestç>, ma l'Ave Maria con san Bernardo. Dante trae dal proprio verbo uno scenario teologico-cristiano dove anche la preghieria entra nel gio­ co dell'opera. La dame, in cui il desiderio di Dante ha radice, è l'unico polo d'attrazione della Divina Commedia. L'at­ traenza del « desiato riso» e del libro cortese denun­ ciati come fascinazione nell'episodio di Francesca 30 per­ siste fino alla cima del Para-dis dantesco, là appunto dove la somiglianza pericolosa del verbo poetico e del linguaggio della preghiera permette a Dante, amante cortese, di celebrare, sotto le speci della Vergine, la dama dei suoi pensieri in comunione con san Bernardo, amante mistico. E' riconoscere che il paradiso di Dante-Orfeo non è quello della teologia cristiana, ma della letteratura cor­ tese, di cui Arnaut Dani:el ,aveva fornito il modello pre­ stigioso nella Sestina. Prova ne è la confusione delle figure alla quale assisHi:).mO, ,provocata dal gioco sottile delle sostituzioni che richiama, nella rosa mistica, la vertigine della circolazione delle rime e del loro senso nella poesia di Arnaut: Beatrice, guida di Dante con lo sguardo e la parola, :ha fatto posto a san Bernardo, la carità di questi si fonde con quella della Veronica nostra, verbalizzazione ambigua dove ramore dell'amante della Vergine, quello della Veronica per il Cristo, tende a confondersi con l'immagine del· Verbo divino 31 • Se la dinamica verbale di Arnaut aveva prodç>tto la reversibilità nella stirpe adamitica che rendeva lo zio 73

RkJQdWJsaXNoZXIy