Il piccolo Hans - IV - n. 16 - ottobre-dicembre 1977

resta la misura: « e non amo tanto fratello o parente o zio» (v. 34). Questi scivolamenti progressivi da una rima all'al­ tra, da un senso al suo contrario, han finito per fare di ogni parola in rima una metafora del desiderio amoroso. Certo ongle ha perduto tutta la sua aggressività diven­ tando successivamente immagine del poeta e della da­ ma. Quanto a questa, che abita la stanza interdetta, essa viene a · confondersi con il suo luogo proprio: « Perché essa è per me di gioia la torre, il palazzo e la camera» (v. 33). Che si consideri questo luogo come spazio aperto o chiuso: « dovunque essa· sia, fuori sulla piazza o in ca­ mera» (v. 29), la differenza con il luogo parallelo del poeta che gode « in orto o camera» (v. 6) tende a can­ cellarsi nel congedo, come abbiamo · visto. Questo sopraluogo che doveva permetterci di mo­ strare come al supporto metrico puramente esteriore s'intrecci il linguaggio sottile del numero ritmico, non basta ancora per intendere tutta la « frode» che sot­ tende la strategia della scrittura. Si avrebbe torto di credere, per esempio, che l'azio­ ne « verbale» di intra · si limiti alla funzione simbolica del sestante. La doppia semantica della « penetrazione» e del « tra-due», alla quale facevamo allusione sopra, porta i suoi effetti non solo in questa fusione di ami­ cizia e inimicizia per · 1a quale il paragone iperbolico mantiene la distanza impedendo la sovrapposizione to­ tale, ma ugualmente nel significante letterale che offre alla vista l'interpenetrazione delle parole. Questa «frode» della scrittura risiede tra l'altro nel­ l'occultamento della vocale a nei paronimi ongl(a) et oncle che servono a designare la « chanson d'ongl'e d'oncle ». La differenza nella coppia d'ongle/d'oncle al­ la quale si trova ridotta la denominazione della can­ zone, diventa per così dire impercettibile alla vista e 64

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