Il piccolo Hans - IV - n. 16 - ottobre-dicembre 1977

poema sacro, fondato sulla cifra tre, la sestina potrebbe giustificare la sua forma grazie al simbolismo del nu­ mero sei. E' nota l'importanza dei discorsi aritmologici nel medio evo. Isidoro da Siviglia considera che il sei ap­ partiene ai tre numeri perfetti (6, 28, 496) inferiori ri­ spettivamente a 10, 100 e 1000, che sono i soli per cui il numero può essere ricostituito a partire dalla somma dei dividendi. Così per il sei, la somma 1 + 2 + 3 = 6 10 Se qualcosa d'analogo potesse essere detto della Se­ stina, la sua forma metrica potrebbe allora corrispon­ dere a un ordine integro della parola. Curiosamente, Dante sembra aver tenuto conto della perfezione del numero sei, per cifrare la manifestazione del verbo poetico e del Verbo divino nella Divina Com­ media. Riportiamoci alla « bella scuola» del castello del Limbo. Virgilio indica a Dante i quattro più illustri poeti dell'antichità, Omero, Orazio, Ovidio e Lucano. Dante, salutato dalla nobile compagnia, dichiara di es­ sere « sesto fra cotanto senno» (Inf. IV,95). E bisogna notare che nello stesso episodio il nome di « altissimo poeta» (v. 80) « che sonò la voce sola» (v. 92), conviene a Virgilio e a ognuno dei poeti presenti. Così, al cuore dei sei grandi della poesia, un'ugua­ glianza s'instaura nell'apertura di uno stesso spazio poe­ tico. Questo movimento ritmico la cui unità dispiega il molteplice -è simile a quello del compasso che descrive il cerchio. E sesto nella lingua di Dante indica il se­ stante. In un linguaggio non meno indeterminato di quello che designa l'« altissimo poeta», Dante si serve di sesto in questo senso nel canto XIX del Paradiso. riferendosi in metafora alla Creazione: « ... Colui che volse il sesto/a lo stremo del mondo» (vv. 40-41). L'indeterminazione dei passi citati, come l'equivoco della parola sesto 11 , provocano uno scivolamento tra 59

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