Il piccolo Hans - IV - n. 16 - ottobre-dicembre 1977

I Il fermo desìo che nel cuor mi entra / non può spez­ zarlo né becco né unghia / di maldicente che per mal dire perde la sua anima; / e poiché non oso batterlo con ramo o verga, / almeno per frode, là dove non avrò zio, / godrò della gioia, in orto o camera. II Quando mi rammento la camera / dove a mio danno, so che nessuno entra, / tutti essendomi più ostili che fratello o zio, / non ho membro che non tremi, fino all'unghia, / come un bambino che teme la verga: / ho una tal paura che mi si spezzi l'anima. III Che il corpo si spezzi, piuttosto che l'anima, / e che essa m'accolga in segreto nella sua camera. / Poiché più mi strazia il cuore che un colpo di verga / e il suo servo là dov'ella sta non entra; / sempre sarò con lei come carne e unghia, / e non ascolterò rimostranza d'amico o zio. IV Mai la sorella di mio zio / amai tanto, per quest'ani­ ma! / Vicino come è il dito all'unghia. / se le piacessi, vorrei esser della sua . camera; / me può amor che nel cuor mi entra / piegare al suo desìo meglio che un uomo forte una debole verga. V Dacché fiorì la secca verga / e discesero d'Adamo nipoti e zii, / · un amore così puro come quello che in cuor 53

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