Il piccolo Hans - IV - n. 16 - ottobre-dicembre 1977

riconosce: paura di non piacere, di non essere capito, di essere giudicato come non si vorrebbe ,da chi si ama, paura) che produce la scrittura e il 'piacere del testo ' (la paura di Hobbes come citazione iniziale in quel Barthes...), specie per quanto riguarda il discorso d'a­ more. Incertezza semantica delle parole, paura che amo­ re finisca o che infine non esista, paura, più che di non riconoscere il sincero sguardo d'amore, di 'essere asso­ lutamente incapace di descrivere la differenza ' da quel­ lo che simula. Discorso d'amore come intellettualismo sfrenato, (ma) anche come tentativo estremo di costi­ tuire una sicurezza (se non altro, di durata, di prolun­ gamento) cercando all'infinito di descrivere la diffe­ renza in ripetizione inesausta di un rito (scrivere) che (si spera) riproduce in sé il 'mito di origine ' . Né questo discorso tende a (ri)costituire il corpo: se mai, acca­ nito nell'analizzare maniacalmente ogni minima area se­ mantica incerta sezionando tutto con la serietà di un bambino che con le forbici e un pezzo di carta si accin- . gesse a cercar di ottenere l'indivisibile, a distruggerlo in quanto irregolarità formata con le sue escrescenze, normalizzandolo a fondo, eliminando ogni falla e ogni protuberanza, fino a dare un oggetto perfettamente li­ scio e forse ormai noioso da interpretare o puramente enigmatico o 'già detto ', che si vorrebbe però interpre­ tabile nella sua forma stessa. Il sogno di eliminare le differenze dell'altro (nell'al­ tro) con una scrittura unica (l'illusione che la tua let­ tera possa essere capita e ricopiata e rispedita a te con un'altra firma, come un protocollo), di far sì che le tue sensazioni non siano 'private '. E' evidente che, oltre a non costituire il corpo, questa scrittura ne è piuttosto lo svuotamento: tetnativo di preparare il vuoto dentro il concavo di una semisfera liscia, perdente in partenza perché essa ·è aperta all'aria e lo svuotamento pneuma- 18

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