Il piccolo Hans - IV - n. 16 - ottobre-dicembre 1977
soddisfazione del desiderio di riconoscimento, l'infan ticida prende la strada a ritroso che lo conduce a indi viduare nel piccolo la scappatoia mortifera. Scappatoia chiusa in quell'aggressività radicale che costituisce il fondo dell'impasse inter-soggettiva nell'affrontamento speculare hegeliano. In questa logica l'infanticidio rap presenta, sull'anello più debole, il fallimento della dua lità hegeliana; meglio luì ucciso piuttosto che io; sia che io uccida in lui me o l'altro con il quale nella « storia » non riesco a misurarmi. Si scatena in ogni modo sul bambino il rifuito stesso della morte, della vicenda storica, della libertà e dell'individualità sepa rata che ne consegue. Freud ha incontrato con una frequenza che stupisce come egli stesso ossèrva --:-- la rappresentazione fan tasmatica: « un bambino viene picchiato »; nello studio omonimo egli ripercorre il complesso intreccio edipico di questa scena ricostruendone, a partire dalle rappre sentazioni coscienti, la trasformazioni inconscie. In de Iièata alternanza di fasi questo fantasma comporta sia un indubbio carattere sadico sia uno masochista. La di rezione in cui si muove lo studio di questo fantasma in definitiva è essenzialmente differente da quella intra presa da Leclafa0e. E' come se Freud sostasse in un ter reno · ben più mortale dove un bambino viene picchiato, di quanto non faccia Leclaire dove un bambino viene ucciso. Per quest'ultimo la lettera parla d'amore, il si gnificante vi circola come legge, referenza al nome del padre e all'effettuarsi significativo della castrazione. A partire dalla « costruzione » soggettiva dell'analisi si parla dell'amore per una via per così dire «riuscita» (oltre che deliziosa; in fondo ci si può domandare se per questa via non viene posta la questione dell'amore dell'analista). i75
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