Il piccolo Hans - IV - n. 16 - ottobre-dicembre 1977

tra le g101e e le sofferenze dell'uomo, e non già per ingaggiare perpetua battaglia al mondo, ma per essere in questo, una donna ». Perla, non più figlia solo di una sua madre, si separa dalla sua lettera nel riconoscimento del padre. Su di lui sembra ricadere nel romanzo la disloc�zione del fan­ tasma un bambino viene ucciso. Ma prima che il padre sia letteralmente il bambino che muore, in una sospen­ sione momentanea del récit si ha motivo di temere che la bambina vada perduta nella foresta (mentre la madre vi incontra quello che era stato il genitore). Per un attimo il lettore potrebbe credere la bambina perduta tanto il testo la lascia approssimarsi, nella sua solitudine, al fiume da indur, re a considerare la sua morte come il prezzo dell'incontro tra i genitori. Come quella coppia che dall'analista lamenta la psi­ cosi del figlio di cinque anni dioendo: « questo bambino ha scavato un solco in ciascuno di noi, ha aperto una piaga che non può rimarginarsi, e fra noi due ha scavato un fosso». Un bambino viene ucciso: quale bambino? Per Leclaire uri bambino viene ucciso indica la ne­ cessità con cui si impone la messa a morte della rap­ presentazione materna (che per il soggetto è• rappre­ sentazione narcisistica primaria) perché si manifesti il posto vacante cui agganciare il desiderio del desiderio dell'altro per il nuovo soggetto. D'altra parte le opinioni di un gentiluomo come Tri­ stram Shandy non lasciano dubbi circa il significato premonitore e legiferante del nome. In questo si sug­ gella la legge paterna fatta innanzi tutto di rico­ noscimento, e infatti la piccola Perla ne è radicalmente trasformata. E questa legge è precisamente l'imperativo 172

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