Il piccolo Hans - IV - n. 16 - ottobre-dicembre 1977

primo lunedì di marzo del 1718 quando, con grave suo disappunto, il padre signor Shandy fu interrotto dalla moglie che chiedeva se mai avesse caricato l'orologio. Domanda tanto inopportuna se, come ci racconta l'au­ tore, fu proprio essa a sparpagliare e disperdere quegli spiriti animali cui toccava il compito di scortare e accom­ pagnare l'homunculus per mano e condurlo sano e sal­ vo al posto destinato ad accoglierlo. Le disgrazie del mio Tristram cominciarono nove mesi prima che venisse al mondo, sentenziò una volta il signor Shandy osservando una inspiegabile obliquità nel modo di tirar la trottola del suo piccolo. Una osservazione come questa sembra precorrere· i tempi della nascita della psicoanalisi cui si deve la si­ stematica lettura della storia individuale ab ovo, direbbe L. Sterne, l'analisi delle rappresentazioni del desiderio materno che precedono e situano nel contempo la com­ parsa del nascituro. Questi troverà qualcosa di ,tracciato innanzi a sé, e anzi in sé, oltre il nome qualcosa che lo condurrà a riconoscere la propria immagine di bam­ bino nel desiderio della madre che gliela indica. L'adeguamento o la separazione (con i gradi inter­ medi) da parte del soggetto nei confronti di questa im­ magine occupa la lettura di un libro indiscutibilmente dell'amore come On tue un enfant di Serge Leclaire. Sentiero incrociato questo che a partire dal campo analitico si apre sull'amore con una figura di morte, la strage degli innocenti, precisamente il più originario dei fantasmi: un bambino viene ucciso. Quel bambino meraviglioso che la rappresentazione del desiderio della madre anticipa alla lettera A della sua nascita. ·Ma il soggetto dovrà metterlo a morte per accedere al desi­ derio proprio, dovrà realizzare una separazione totale da quella rappresentazione del desiderio materno che 170

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