Il piccolo Hans - IV - n. 16 - ottobre-dicembre 1977

tre libri consacrati da Seneca allo studio della collera (De ira). Effettivamente le reazioni motrici, così come i gesti visivi e sonori, sembrano assai poco adattati alle circo­ stanze reali che le suscitano. La voce sussurrata, tremo­ lante e - la traspirazione delle palme non contribuiscono affatto a evitare un pericolo fisico o morale 2 • Sarebbe inutile voler padroneggiare una situazione contrariante con l'ausilio di movimenti irregolari delle braccia o con l'iperattività dei muscoli antagonisti intercostali interni e laringali, che riducono l'effetto vocale invece di accre­ scerlo. E' a Charles Darwin (1872) che dobbiamo la riconqui­ sta di quel campo in cui sembravano regnare l'aleatorio e l'irrazionale. Darwin restituisce il contesto naturale degli atteggiamenti emotivi: il mondo che circondava l'uomo primitivo e i suoi antenati. Risistemando le emo­ zioni nel loro ambiente naturale, Darwin le trasforma in attività dirette verso scopi precisi. Egli le considera atti­ vità complesse utili in certe circostanze e che sono auto­ maticamente fatte scattare da ogni situazione analoga 3 • Si tratta per Darwin - come per Spencer - di asso­ ciazioni di ordine filogenetico. Essi considerano gli atteg­ giamenti emotivi come residui - dei « membra disjecta» (membri dispersi) - di azioni ancestrali. Secondo la for­ mulazione pregnante di Crile (1915, p. 76) « la collera è il prodotto filogenetico della lotta, la paura riproduce la fuga e l'amor, e ricapitola la copulazione». P. Th. Young definisce l'emozione, conformemente ai principi darwi­ niani, come una regressione biologica: « ...we carì picture emotion as a return to the primitive (subcortical) re­ sponses. This is a form of biologica! regression» (1943, p. 265). Dewey (1894) precisa le condizioni sociali di questa regressione: è il conflitto tra le velleità indivi­ duali e 1� interdizioni sociali, la frustrazione che obbliga l'individuo a rinunciare all'azione diretta e utile (« pur- 110

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