Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977
negatività può essere normativa, feticizzata). Un testo materno (il «non»-della-madre) è un testo che vacilla, che rifiuta di lasciarsi fermare, che regredisce vertigi nosamente all'oralità. Vorrei dire che Finnegans Wake partecipa del carattere di oralità nel doppio valore del , termine. In questa oralità, nel mescolare, leccare, godere il linguaggio attraverso quella cavità fantasmatica che diventa la bocca, la celebrazione eversiva di Finnegans Wake trova una sua chiave. Ma in Joyce l'oralità non si contrappone alla scrittura: basti pensare al ricono scimento del potere dello scritto, sia pure in forma iro nicamente capovolta, nell'episodio della lettera che la gallina scava fuori da un mucchio di rifiuti 28 : oralità e scrittura si integrano e completano in una polimorfia particolare. E' perciò che quello che si legge in Finne gans Wake, come osserva Lacan 29 , si legge male, si leg ge «di traverso»; o insomma, si legge «attraverso» un alfabeto dilatato e movimentato in modo inedito. Quell'alfabeto che Finnegans Wake trascrive legittima mente come allforabit (all-for-a-bit), quando appunto, icome precisa il testo joyciano, una piccola parte, un .frammento «favora» per l'intero e viceversa: unità per pluralità, pluralità per unità: allforabit of joysenses. Giuliano Gramigna 1 Ferdinand de Saussure, Corso di linguistica generale, La terza, pagg. 145-146. 2 Walter Benjamin, Avanguardia e rivoluzione, Einaudi, pag. 207. 3 Herbert Marcuse, L'uomo a una dimensione, Einaudi, pag. 92. • Herbert Marcuse, Prefazione alla edizione paperback di Eros and civilisation, citato in Giovanni Jervis, « Il buon riedu catore », Feltrinelli, pag. 52. 97
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