Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977

sorbita non tanto dentro una « deriva» (nella deriva è il fantasma del significante che · si moltiplica, delira) ma nel « sens d'une respiration» 26 • Sarà curioso inven­ tariare certi luoghi sollersiani che paiono ricalcare più da presso il metodo di Finnegans Wake: « le père qui est notre postérieur dans le deux»; « un tour au schi­ zoo»; la parola-rumore, interminabile, ottenuta trascri­ vendo fonicamente l'alfabeto, a riprodurre « il vento che passa lievemente fra l'erba»; l'impiego di nomi propri e di etimologie etc. Ma non sono reperti che qualifichino veramente l'operazione di Sollers. Sarà più pertinenk dire 27 che i vari significanti, come tracce spezzate del soggetto, vengono portati via da una pista sonora, da un nastro fonico (respiratorio) che va. « Qui dit salut la machine» è l'incipit di H, epperò non casuale·. Per H conviene capovolgere la formula scolastica « deus ex machina» in « machina ex deo»: se il deus sia il si­ stema senso-sintassi-frase-sequenza-confine etc., la mac­ china se ne distacca, meglio: procede da esso divoran­ dolo. La macchina sollersiana è insieme un organon. ossia uno strumento che articola rapporti (Storia vs privato) e zoòn, organismo vivente (respiro, fonazione). E' la macchina (elle, con la sua momentanea decisione sessuale) che dice « salut» (« Qui dit salut? la ma­ chine... ») ma insieme è la voce che, nell'enunciazione del saluto, istituisce la macchina più che come sogget­ to, come supporto proprio attraverso tutto il libro (« Qui dit: salut la machine...»). L'indicazione dell'elemento femminile non viene a si­ gnificare una semplice opposizione di coppia all'interno di H: libro che, del resto, al modo di Finnegans Wake, classificherei, sia pure cautamente e senza pretendere a un assoluto rigore, « materno». I testi scritti, o meglio inscritti nel nome-del-padre, insomma i testi paterni, privilegiano la legge, l'istituto, il senso (o che fa lo stesso, il non-senso come rovesciamento del senso: la 96