Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977

cultura attuale si trova di fronte a un numero sempre crescente di codificazioni del non-senso (per quanto que­ sta espressione possa logicamente apparire assurda). Come agisce il non-senso, nella sua funzione eversiva? Proprio la poesia del nonsense, il limerick, può prestare un punto di riferimento, anche in omaggio alla sua eti­ chetta. Il modello-Lear è insieme semplice ed efficace: esso si regge sull'opposizione fra rigide regole formali e spiazzamento o dislocazione dell'«immagine del mon­ do». Come è stato sottolineato 8 , il nonsense suppone il trasferimento del centro di gravità sul significante. In ogni singolo segno il nesso convenzionale, ossia in­ dotto dal sistema della lingua, resta intatto: e insomma le parole continuano a convogliare le « bon sens du dictionnaire». L'infrazione avviene al momento di com­ binare la sequenza del discorso: è la sintassi dei segni che sbalestra la sintassi del mondo «allorché vengono osservate le regole della combinazione del significante ma non quelle del significato». Per quanto si possa ridurre la portata del limerick qualificandolo di gioco e di . mero virtuosismo meccanico, il suo processo resta non di meno teoricamente rilevante per un confronto con la Grande Letteratura, almeno per - due motivi: a) l'impiego aberrante degli stereotipi, cioè il loro appro­ dare ad effetti di destabilizzazione anziché di «norma»; b) l'inversione del rapporto fra sistema della lingua e sistema del mondo. In maniera vistosa, quasi esemplare, più che molte altre espressioni letterarie, il nonsense subordina il sistema del mondo a quello linguistico, riscattando quest'ultimo dalla semplice funzione di ap­ poggio, di garante della veridicità dell'altro {la norma­ lizzazione è sostanzialmente una garanzia). Contro le codificazioni, i momenti maggiori otto­ novecenteschi hanno mirato a capovolgere la categoria stessa di senso. La casualità dei reperti che seguono non detrae nulla, al contr:ario, alla loro esemplarità. «Quel 81