Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977

tende le strutturazioni immaginative del dialetto: norma della contiguità e non della similarità 9 • Fornisco un ultimo esempio relativo a queste anti­ nomie operative nell'ambito di strutture semantico-sin­ tattiche globali ma localmente circoscritte. In questo caso, l'esempio attesta di un orientamento inverso del­ l'antinomia: non più, cioè, dalla modulazione dialettale alla struttura (sintattica o immaginativa) del concetto, bensì dalla struttura concettuale verso la sua esecuzione dialettale. L'esempio è centrale, e riguarda il referto del momento d'insorgenza (spontanea, irrepressibile) della lingua « materna» (p. 65): do tre, do tre parole par 'sta dia me se à movést e slavinà fora, inte 'n parlar che no l'é qua né là, venizhian sì e no, lontan vizhin sì e no, ma ligà al me parlar vecio, de l'ort che bef dal Suligo e dal Gerda, ligà da radis ugnole. Ebbene, analogamente e inversamente rispetto agli esempi citati, qui la struttura concettuale persiste all'in­ terno dell'esecuzione in dialetto proprio nelle immagini che intendono fissare i concetti opposti e complemen­ tari della violenza dello strappo dall'origine, e della forza che trattiene la lingua all'origine. Tali immagini sono affidate, rispettivamente, ai verbi slavinà fora e ligà (ripetuto), i quali attuano situazioni di senso estranee ai campi semantici e classematici del referente di base {la lingua), mantenendo con esso solo relazioni riferi­ bili alla sua struttura semica (o noetica). Nel primo caso, una attuazione di senso di tipo dialettale, - e perciò fondata all'interno d'un campo semantico comune, quel­ lo dell'« oralità», avrebbe potuto avvalersi, ad esempio, dei verbi del rigetto, del vomito (anche in senso posi­ tivo), dello sbrodolarsi (soprattutto del bambino) ecc.; 69

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