Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977
per il suo valore espressivo, corporeo e metaforico (in quanto tale sempre da tradurre nella successione · del discorso) ma soprattutto nel suo valore di luogotenenza: per cui esprime con il significato un rapporto « scivo loso», che rinvia sempre ad altro , fosse anche il legame associativo, libero e nel contempo coatto, che connette significante a ·significante, secondo l'ordito di una signi ficanza sempre da riportare alla precarietà del « chi parla». Quando Lacan definisce il significante come « c10 che rappresenta il soggetto per un altro significante», introduce una dimensione trasversale, un « grado secon do di aherità» che solo permette di evitare lo « schiac ciamento della relazione speculare. Il colloquio medico, invece, si articola intorno ad una immaginaria relazione duale, a trama fissa, in cui -al paziente spetta il posto dell'oggetto, instaurandosi, il medico, in quello del sog getto. Stabilite le parti, l'oggetto malato è chiamato a so stenere, con la sua opacità, la corrispondenza univoca del segno con « qualche cosa» che si presume esserne la causa. Si produce in tal modo, tra i due, una compli cità inespressa, con effetti di seduzione reciproca, dove la soggettività s'eclissa nel gioco delle parti, nella sfilata delle identificazioni alienanti dell'io. Se il sintomo èl una formazione di compromesso, una espressione metafo rica, sarà esclusivamente nei suoi aspetti di sostituzione che esso verrà inteso, lasciando, misconosciuta, la sua articolazione al desiderio. La riduzione della polisemi cità del sintomo alla fissità del segno, permette di orga nizzare, nell'architettura nosografica, la somma dei se gni che, sottratti alla cangianza del vissuto individuale, disposti nella fissità dell'archivio, si strutturano nella « razionalità» del sistema medico. A questo punto la diagnosi, traducendo il sistema dei segni nella etichetta della sindrome, sancisce definitivamente la cancellazione 35
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