Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977
cifrazione, al discorso scientifico che lo rende intelli gibile e perciò curabile. Lo spazio privilegiato per la t:msformazione di un corpo nel suo modello, l'organismo, è l'ospedale: qui un certo rapporto tra assistenza ed esperienza, tra soccorso e sapere, prepara l'omogeneizzazione dei malati, la loro possibilità di essere tradotti in «malattia». Nel caso del bambino, l'ospedalizzazione ottiene, in primo luogo, di ridurlo al suo statuto individuale. Altri menti, preso com'è nel legame con la madre, parteci pato dai suoi fantasmi immaginari, att:mversato dai suoi desideri, si rischierebbe di confonderlo nella diade fi siologica, di coglierlo nel suo «essere per la madre», di leggerlo come il «suo» sintomo 3 • La separazione, invece, garantisce una delimitazione del bambino al suo involucro corporeo, alla sua superficie cutanea. Se al cune «appendici», come il succhiotto, un giocattolo, l'og getto transizionale, rischiano di testimoniare questa appartenenza del bambino alla madre, è bene siano eli minate, frammenti anti-igienici ed ingombranti, residui dell'altro campo, quello familiare, opposto ed inconci liabile con l'istituzione. iL'operazione di preparare il bambino «per il medico» è affidata per lo più alle in fermiere. Loro sanno come si fa di un corpo, che piange, si divincola, imbratta, sputa, un oggetto medico, un organismo aperto, spalancato, offerto all'indagine. Hanno appreso la lezione della anatomia: l'ideale bggetto per lo sguardo clinico, il suo referente ,stabile, visibile, leggibile, è il corpo morto. Ed esse preparano coscienziosamente un corpo inerte, del quale non si presume desideri nulla, se non diven taTe «oggetto» del soggetto medico. Ma la «verità» della malattia non risiede, per il medico, né nel corpo né nel ,sintomo. Il sintomo non è che un segnale transitorio e contingent:e, un balbettio confuso che rimanda sempre ad altro (fantasia, paura, 31
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