Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977

nella sua domanda di sapere. Quello che è inatteso è che il soggetto stesso confessa la sua verità e la con­ fessa senza saperlo. L'esercizio e la formazione del pensiero sono i pre­ liminari necessari a una simile operazione: bisogna che il medico sia avvezzo a porre i problemi a livello di una serie di temi di cui deve conoscere le connessioni, i nodi, che non sono i temi correnti della filosofia e della psicologia. Quelli che sono in corso in una certa pratica investigatrice che si chiama psicotecnica, nella quale le risposte sono determinate in funzione di certe domande esse stesse registrate su di un piano utilitario, hanno il loro pregio e il loro valore entro limiti definiti, che non hanno niente a che fare con il fondo della que­ stione della domanda del malato. In fondo a questa domanda, la funzione del rapporto al soggetto supposto sapere, rivela quello che chiamia­ mo il «transfert». Nella misura in cui la scienza ha più che mai la parola, più che mai il mito del soggetto supposto sapere si regge, ed èJ questo che permette l'esi­ stenza del fenomeno del transfert in quanto rinvia a ciò che c'è di più primitivo e di più radicato nel desi,derio di sapere. Nell'età scientifica il medico si trova in una doppia posizione: da una parte ha a che fare con un investi­ mento energetico di cui non sospetta il potere se non glielo si spiega, dall'altra deve mettere questo investi­ mento fra parentesi in considerazione proprio dei poteri di cui dispone, di quelli che deve distribuire, del piano scientifico dove è situato. Che lo voglia o no, il medico è integrato al movimento mondiale dell'organizzazione di una salute che diviene pubblica e da ciò gli si porranno nuove questioni. Non potrà in nessun- caso motivare il mantenimento della sua funzione propriamente medica in nome di un «privato» che rientra nella giurisdizione del cosiddetto 17

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