Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977
vrebbe o come potrebbe essere; ma pur conservando tutti i modi della separatezza si legano strettamente ai film, entrano « nel » film in quanto spazio complessivo. Per ritornare, ma solo di lì, al cinema. Qualcuno dirà naturalmente che il fatto non è nuovo: dalla critica di tendenza alle teoriche normative, la scelta di parte ha una vecchia storia. Ma non è questo che mi importa; non è l'esistenza di una opzione. E' il raccor ciamento visibile di una distanza; e insieme la sistema ticità del suo accadere. 4. Se cambiano i discorsi, non è che non cambi il ci nema, o che non cambino i film. Né si tratta di un semplice aggiornamento, giocato nello spazio ristretto di nuovi autori, tendenze nuove, nuovo linguaggio, ne·J classicismo, neofemminismo, ecc. Un « aggiornamento » fu piuttosto quello degli an ni '60 rispetto ai trent'anni precedenti: quando un « ci nema giovane » sfruttò l'accumulazione prodotta dal ci nema classico (accumulazione di temi, di procediment:. di tropi, di immaginario, ecc.) per istituire rispetto ad essa un gioco di scarti, o una deriva, o comunque una ripresa irrimediabilmente seconda. Si ebbe allora a che fare con un cinema « moderno »: che nascose il proprio continuo lavoro metalinguistico - o lo esibì, secondo i casi - sotto la categoria dell'invenzione; che negò irrimediabilmente acquisizione del proprio funzionamen to di macchina attraverso l'evidenza della figura del- 1'autore {trasformando dunque ciò che aveva avuto un riscontro ad esempio nella politica degli studios in Ame rica, o in una specie di mandato sociale in ·Europa, ecc., in un puro soggetto individuale: maitre, cioè insieme padrone, maestro e cameriere); e che infine sublimò quanto doveva al modello hollywoodiano nei manifesti delle cinematografie nazionali. O se si vuole si ebbe a 122
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