Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977
cambiando. Ma cerchiamo piuttosto di vedere le diverse emergenze, per tentare di cogliere di là il disegno globale. 3. I primi ad essere toccati da questa trasformazione mi paiono i discorsi sul cinema. Variazioni piccole, ma significative. Semplificando magari un poco, comincia mo col dire che fino ad ora erano dominanti due grandi tipi di approccio, spartiti equilibratamente nel campo: da una parte le teoriche, dall'altra la critica. Le teori che: sia che si presentassero nella forma di estetiche che in quella di riflessioni sulla natura « ontologica» del cinema, sia che assumessero il volto di progetti per un cinema da farsi che quello di nostalgie per un cinema irrimediabilmente perduto, sia infine che diventassero « tagli disciplinari», impiantati sulla sicurezza di un · « punto di vista», il loro carattere comune era - ed in gran parte ancora è - di offrirsi come discorsi fon danti: squadernamento della vera realtà del cinema. E la critica: sia che vantasse una spontaneità d'esercizio, reazione dettata dal cuore, sia che praticasse un'accorta mediazione, esemplificando sulla singolarità di un'opera delle premesse più generali o dei convincimenti già dif fusi, il suo andamento in ogni caso era - ed è - quello di un discorso in definitiva occasionale (« con chi mi trovo a fare i conti, oggi?») e applicativo (« al di là del pretesto, vi dirò...»). Dunque le teoriche, la critica. ed una spartizione di campo; ma insieme anche una posizione che rivelava - e rivela - dei tratti coinci denti: il voler toccare solo l'« intimità» del fenomeno nelle une (l'istanza fondativa) o il volersi tener lontano . da un contatto troppo immediato nell'altra (l'alibi dei l'occasionalità e dell'applicazione) mostra in ambedue la medesima paura di toccare la superficie; meglio, mostra in ambedue il desiderio di presentarsi magari come discorsi sul cinema, ma giustapposti ai film. 120
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