Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977

, Il muto e il sonoro, in(orno all'oggetto perduto Uno dei più patetici passaggi dal muto al parlato è stato nel continuum della produzione chapliniana, Li­ melight, « Luci della ribalta». Patetico perché con il discorso parlato Charlot questa volta si lascia alle spalle l'onnipotenza, questa volta non c'è la strada e in fondo l'omino, di spalle, che le scrolla e se ne va. Calvero ci viene incontro e il messaggio dello sguardo trasmette quell'impotenza che la voce, come oggetto nuovo, ha decretato: l'impossibilità di se faire entendre. Da quel momento la visione subisce lo scacco delle parole, Re Shadow è triste, e Chaplin in persona tenta inutilmente di chiudere l'oblò che rovescia un mare d'acqua gelata nel circuito chiuso del suo ultimo film, un giro di porte intorno a due stanze. Dedicate alla contessa di Hong Kong. Come ogni poeta che parli alla sua bella, Chaplin ha qui detto, io sono lontano, una comparsa, un val­ letto, « perché lungi è il castello e la torre, dove ella riposa con suo-marito», e · « signori io chiamo tutti coloro che abitano il reame dove è cresciuta colei che ne è la gioia» 1 • !L'oggetto dell'amore, « sotto controllo» fino a « Il Circo» (il cerchio è riempito dalla tenda, il tessuto sot­ tile degli scacchi, in cui la perdita non sia che acciden- 113

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