Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977

immaginario e reale - e sostituitavi una processualità conflittuale dialettica, Rella può « assumere l'analisi come una pratica di trasformazione critica operante nel tessuto ideologico e come lavoro critico (sottolineato nel testo) »; e può inseguire un rapporto problematico - ma certamente dialettico - tra questa teoria anali­ tica critica e l'analisi marxista. Anche se l'intera operazione parrebbe estranea al­ l'ideologia totalizzante come scienza interpretativa to­ tale, essa finisce per condurre nelle braccia di quella figura che compare dietro a tale interpretazione della psicoanalisi e la sua convergenza freudo-marxista, nelle braccia di questa nuova (ma quanto vecchia) figura di padrone (assoluto o meno) che è la critica dell'ideologia. Un altro reale Fra critica e analisi poniamo una differenza irridu­ cibile, una specificità che è segnata proprio dai loro diversi approcci al reale e al soggetto. Il reale, che la psicoanalisi ha essa stessa prodotto, è irriducibile al progetto critico di un reale dato da vedere all'occhio che lo indaga in quanto esso è ciò che manca alla struttura per suturarsi, è il resto della strut­ tura, quel buco topologico che non le permette di richiu­ dersi sul proprio ordine. Non a caso delineando la via dell'interpretazione cri­ tica si è parlato di interiorizzazione della funzione sco­ pica (dall'essere guardati dall'occhio-triangolo di Dio, al­ lo sguardo vigile e penetrante del pensiero critico). Meglio sarebbe stato dire - osservammo - pulsione scopica: infatti con questa parola ci si situa nel di­ scorso analitico, discorso nel quale la pulsione ha la particolarità di essere un percorso limite, un modo del­ la rottura della struttura (cfr.: 1 Lacan, Le Séminaire, 108

RkJQdWJsaXNoZXIy