Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977

cesso lungo, contraddittorio, interminabile» (p. 45). Ri­ cordiamo solo di passaggio la critica lacaniana all'auto­ nomizzazione dell'Io e al suo rafforzamento già in Anna Freud, e la sua critica a quella traduzione del motto freudiano tanto simile a quella intrapresa qui: « Le moi doit déloger le ça». Anche se non si arriva a ipostatizzazioni di tipo junghiano e se non si tentano ricuperi - da cui mette in guardia Cacciari {op. cit. p. 186) - tardo-hegeliani per cui l'Io « toglierebbe» l'Es, l'accento di questo in­ conscio da analisi critica cade sul processo-sviluppo (il werden del wo Es war) nel conflitto Io-Es. L'Es « parla i suoi dia1etti» attraverso le formazioni del soggetto, osserva Rella prestandogli contenuti in quanto « for­ mazioni significanti storicamente determinate che costi­ tuiscono il [suo] 'modo di apparizione '». L'inconscio mentre in Freud funziona dentro una rete di signifi­ canti e secondo la loro logica, deve qui essere sganciato dalle determinazioni linguistiche (tanto evidenti nelle sue opere del primo decennio del secolo) per essere presentato come una formazione dell'immaginario sto­ ricamente dato, cioè come un prototessuto ideologico. Così nella « battaglia» intrapsichica che fonda la traduzione del motto in questione va perduta la distin­ zione dei livelli di enunciazione (moi - je) e la funzione della parola nel campo del soggetto, mentre si afferma una concezione dei rapporti intrapsichici come rapporti di trasformazione attraverso il lavoro critico. Viene in questo modo sottratta specificità al campo dell'analisi, la quale, riportata sul terreno della critica, e della critica dell'ideologia, si risitua - essa sì, in quanto analisi critica - come « traduzione filosofica» reintroducendo nella posizione critica il discorso del maitre. Ora sottratta alla psicoanalisi la sua specificità in relazione alle funzioni strutturanti la soggettività - che Lacan rintraccia in Freud chiamandole simbolico, 107

RkJQdWJsaXNoZXIy