Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977

,dell' Entsagung, costringe, sì, nel limite del linguaggio reale (e unico possibile) - ma questo linguaggio, pro­ prio per la purezza che lo contraddistingue, appare nel,la sua forma astratta, ormai sul limite del gioco» (ivi p. 107). E' come se dalla fascinazione della morte-limite-inef­ fabile, Wagner ad esempio nella disamina di Krisis, si operasse un rovesciamento nella consapevolezza di un altro limite alle soglie del gioco. I termini scambiati girano intorno a due protagonisti taciuti, il « desiderio di Dio» nel primo momento, « l'operatore critico» nel secondo. E questo in riferimento non tanto ai testi « fine secolo» visitati, quanto al pensiero contempo­ raneo, anche se - bisogna notarlo - tali osservazioni non coinvolgono il libro di Cacciari in quanto tale, ma attraverso di esso e di un altro cui arriviremo presto, presi entrambi come sintomo, si vuole arrivare a cogliere una tendenza di pensiero che chiameremo forse un po' genericamente critico. Per questo i riferimenti possono rimanere anche sor­ volati senza che per ciò si voglia forzar,e un discorso sul quale, per il suo interesse, torneremo. Se c'è un rovesciamento questo va inteso sul piano della funzione scopica (meglio sarebbe dire pulsione), di quello sguardo che dagli altari di tutte le chiese ha per secoli interpellata la « fragilità umana» sulla deb ,lezza della carne invitando a mortificarla - metterla a morte - e a tacitare in questo modo i sensi di colp3. ricevuti dall'occhio indagatore e crudele. Disertate le chiese, chiuso l'occhio di Dio fattosi orbo, eccolo riaprirsi vigile nella notte e penetrante il giorno per quegli eredi che, interiorizzata l'istanza cri­ tica, partecipano per essa al processo di razionalizza­ zione-logicizzazione (normalizzazione?) del mondo (in quell'orizzonte chiuso di cui parlavamo in apertura). ,Ponendo cioè un reale a struttura logica suturata fun- 102

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